La Mia Storia

Mi hanno chiamato Aronne Rizzi.

Fin da bambino sono stato affascinato dal collegamento tra la causa e l’effetto.

Nonni paterni: famosi artigiani,

Nonni materni: tradizionali agricoltori ed allevatori.

Il nonno paterno mi aveva insegnato che nel motore entra benzina ed esce fumo: ”Nonno… Se soffio fumo nella marmitta le ruote girano indietro? E il serbatoio si riempie di benzina?” Il nonno materno parlava con le sue mucche, loro capivano tutto, ero io che avrei voluto capire che cosa significasse: ”Muuu Muuu”.

“Il perché delle cose” era un obiettivo in grado di farmi viaggiare attraverso mondi nuovi.
“I compiti per casa”, con una grossa difficoltà di disgrafia e un dovere che mi doveva rapire, imprigionare per interminabili ore su libri e quaderni.

La mia vita allora era un alternarsi di stimolantissimi congegni e noiosissimi compiti per casa.

Non piacevo alla scuola, lei non piaceva a me; ancora chiara è l’immagine dello sguardo incattivito e il dito indice della maestra puntato al centro dei miei occhi: “insomma Aronne Rizzi!!!” urlava infastidita l’insegnante, ma grazie al cielo la quinta elementare mi ha sputato fuori.
Amavo scrivere poesie, amavo anche più della metà delle mie compagne di classe (quasi sempre una alla volta per fortuna), volevo capire quale stimolo provocasse una risposta, quale frase d’amore mi avrebbe procurato un bacio.

La prof in terza media disse: “Aronne Rizzi tu non sei portato, lascia stare, se riesci a uscire di qui trovati un lavoro”.
Io cercavo di razionalizzare la mente umana, amavo la tecnica, e desideravo capire tutto.

Uscii gloriosamente da quella scuola, avevo già il mio primo lavoro (aiuto tipografo) e testardamente mi ero iscritto ad un centro di formazione professionale.

Centro Formazione Professionale

C’erano compagni di classe con difficoltà come le mie, mmm…allora la mattina leggevo Freud nascosto sotto il banco, il pomeriggio elaboravo i motori per tutti i miei amici, la sera… sempre in giro.

Al Centro di formazione professionale in tre anni ti preparano alla fabbrica, ma io in fabbrica ci avevo già lavorato: oltre alla tipografia, l’azienda edile, la falegnameria e 2 diverse officine.

Volevo capire la mente umana. Con altri 4 studenti su 300 abbiamo affrontato un esame integrativo e ci siamo iscritti ad un’ altra scuola per prendere la maturità. Fu tutto un susseguirsi di anni scolastici e professioni, Azienda di trasporti, altra falegnameria e varie pizzerie. Studiare, lavorare e festa festa festa!
Dopo la maturità sono andato a vivere al lago di Garda, facevo la stagione estiva come pizzaiolo e non c’era sabato né domenica, solo dalle 15 alle 18 per studiare, volevo diventare psicologo, ma il test orientativo d’ingresso come sarebbe andato?
Al telefono:
“ Pronto nonna? Sei ancora cattolica? Allora, per cortesia, accendi una candela e prega il santo che più ti piace: ho il test d’ingresso per l’università, voglio diventare psicologo!”
Un giorno di ferie dal lavoro, camicia elegante, treno…l’aula dell’università era gigantesca, conteneva più di 300 persone: logica, cultura generale e psicologia generale.
” E’ stato difficile, ma credevo peggio ” tornando al lavoro raccontavo tutto a Francesca, una ragazza conosciuta quel giorno.
La pizzeria dava sul lago, il sole delle 18 arrivava contemporaneamente dal cielo e riflesso nel lago: il forno a quell’ora bruciava come il motore di una locomotiva a vapore. Caldo. Una mano appoggiata sulla tasca e se nella concentrazione del lavoro non avessi
sentito vibrare il telefonino? vrrr vrrr un sms, nessuno mi vede? mi nascondo sotto il banco pizza fingendo di cercare qualche cosa, e’ Francesca: complimenti Aronne Rizzi! hai passato l’esame!
Yeah! Ci sono! Sono all’università.

L’università? Uno spasso! Il primo esame voto 30, poi via tutti gli altri nel solito spassoso alternarsi tra studiare, lavorare e divertirsi!

Centinaia di crisi e dubbi mi hanno aiutato a crescere, ma la crisi più forte è stata quando ho compreso che non avrei mai pienamente capito e spiegato la mente umana. Come da tutte le crisi anche da quella uscii passando attraverso una morale “è più importante sentire che capire“.

Dopo la laurea triennale trovai una lettera indirizzata ad Aronne Rizzi “capperi l’università mi cerca… cosa vorrà?” altra borsa di studio, ma questa volta per vivere 9 mesi a Lisbona.

Obiettivo: Sentire

Ho studiato musica con la Banda della città. L’energia di 50 tamburi inferociti nella città,, hai presente?
Ho studiato Danza, che c’è di meglio di andare a ballare? Danzare!
Ho studiato massaggio, il corpo si può toccare, tu puoi abbracciare un estraneo. Lo sapevi?

In Italia ho portato avanti la Danza. Oltre agli esami normali per la laurea specialistica, ho danzato in quasi tutte le scuole di Padova e ho messo su una compagnia di danza con qualche spettacolo.

Dopo la specialistica, sono stato a Berlino per 3 mesi, ancora danza e ancora pizza, c’è troppo freddo a Berlino. A me piace il caldo! Allora sono tornato in Italia, un anno di lavoro gratuito, l’esame di stato, Psicologi Senza Frontiere in Senegal, ho costruito una casa nella mia terra natale ed oggi sono uno psicologo.
Ne ho passate di cotte e di crude, lavorando in centinaia di posti e situazioni diverse, con centinaia di persone diverse, ho calcato decine di palchi, ho imparato molte cose, ma alcune le ho dimenticate.

Mi rimane chiara una percezione però: non mi piace rimuginare traumi altrui, aprire ferite cicatrizzate. Non ho mai detto a qualcuno di essere malato, non lo voglio fare. Non mi piace dire che cosa uno non può fare, perché non ci credo.
Amo aiutare le persone a gioire dei beni quotidiani, insegnare ad appassionarsi per quello che si fa, dare alle persone un sorriso in grado di diffondersi nel loro mondo quotidiano.
Il mio lavoro consiste nel far entrare le persone in un circolo di risultati positivi che stimolano la motivazione all’azione e producono altri risultati positivi, migliorando autostima e benessere generale.
Il mio lavoro è parte della mia vita, e voglio che questa possa portare bene.

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